Trieste
Sosteniamo Vio.Me
Sabato 21 novembre, nonostante la pioggia e il vento forte, alcun* solidal* hanno srotolato uno striscione di fronte al consolato greco in solidarietà alla lotta degli operai della Vio.Me, una fabbrica di saponi e detergenti autogestita da ben tre anni dagli stessi lavoratori, dopo che i padroni l’avevano abbandonata nel 2011. Da un momento all’altro la Vio.Me rischia lo sgombero e la chiusura, poiché i terreni in cui sorge sono stati messi all’asta dalla magistratura greca. L’asta è prevista per il 26 novembre, e continuerà finché non sarà trovato un compratore. Contro lo sgombero della Vio.Me, contro la speculazione e in solidarietà ai lavoratori della fabbrica è stata indetta una settimana internazionale di mobilitazione dal 17 al 24 novembre. Anche a Trieste abbiamo voluto dare un piccolo contributo simbolico a questa lotta, con dei volantini sul portone del consolato e uno striscione che ribadisse la nostra solidarietà a una fabbrica senza padroni.
Dal testo dell’appello di solidarietà: “Noi sosteniamo la lotta dei lavoratori della VIOME per l’occupazione, la dignità e la libertà, contro il sistema giudiziario che ciecamente serve gli interessi del potere. Noi siamo al loro fianco, con ogni mezzo possibile, nella difesa del loro spazio di produzione. Le autorità greche e chi sta dietro ai business del potere che si oppongono alla lotta della VIO.ME sappiano che un attacco alla VIO.ME è pure un attacco a tutti noi. Chiediamo al governo greco di annullare l’asta sui terreni dove si trova la VIO.ME e di offrire una soluzione definitiva tramite espropriazione e consegna dello stabile ai lavoratori con la condizione che la fabbrica continui ad operare sotto controllo operaio e che rimanga caratterizzata da una gestione orizzontale. Affermiamo chiaramente che non permetteremo a nessuno di consegnare la fabbrica se non ai suoi proprietari legittimi, ossia ai lavoratori e alla comunità in generale. Siamo intenzionati a sostenere questa lotta in tutte le sue tappe future”.
Per informazioni e sostegno: www.viome.org/p/italiano
Gruppo Anarchico Germinal
gruppoanarchicogerminal@hotmail.com
www.germinalts.noblogs.org
U.S.I. - A.I.T. Trieste/Gorizia
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Livorno
La mobilitazione di solidarietà continua
Il processo per i presidi e le manifestazioni del 30 novembre, 1° e 2 dicembre 2012 si è concluso con una serie di condanne, di poco alleggerite rispetto alle richieste del Pubblico Ministero, che assommano complessivamente a 34 anni per 21 imputati. Una sentenza che non stupisce, data la conduzione del processo basata su pretestuose ricostruzioni dei fatti, su prove, riconoscimenti e testimonianze quanto meno discutibili. Una sentenza prevedibile per un processo che si proponeva di “dare una lezione” ai settori politicamente più attivi della città.
Nel corso del dibattimento la difesa ha efficacemente smontato le accuse nei confronti dei singoli imputati, e anche il teorema dell’azione preordinata su tre giorni. E’ stata messa in risalto la responsabilità delle forze dell’ordine in relazione ai fatti e segnalate le numerose irregolarità che nella conduzione del processo vi sono state. Il collegio giudicante ha dovuto prendere atto di quanto prodotto e ridurre le richieste del PM. Siamo certi che nel procedimento di secondo grado le motivazioni della difesa verranno definitivamente accolte, il Comitato continuerà il suo impegno per l’assoluzione per tutti. Il Comitato “Livorno non si piega” ringrazia tutti coloro che hanno sostenuto gli imputati e che si sono mobilitati in ogni occasione perchè la verità dei fatti fosse affermata: la verità è quella della violenza poliziesca che in quei giorni si scatenò a servizio dei poteri forti locali; la verità è quella di una risposta cittadina ferma e compatta contro queste violenze, una risposta che non è mai cessata. La città non ha mai fatto mancare il proprio sostegno agli imputati e a distanza di tre anni ancora c’è una forte rete di solidarietà, che la repressione non ha intaccato, come non ha intaccato l’attività politica, sociale, sindacale, culturale dei settori più combattivi, che questo processo non ha certo liquidato. La mobilitazione di solidarietà continua. Il prossimo 30 novembre, alle ore 21 ci sarà un’assemblea cittadina presso la mensa autogestita di via dei Mulini, nella quale verranno decise le prossime iniziative per riaffermare la libertà di manifestare e la ripresa delle lotte cittadine, mentre mercoledì 2 alle 17 ci sarà un presidio solidale in piazza Cavour.
Comitato di solidarietà “Livorno non si piega”!
Livorno, 19 novembre 2015
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Forlì
Una risposta di piazza ai fascisti
Venerdì 13 novembre diverse/i antifasciste/i e antirazziste/i sono scese/i in strada a Forlì per opporsi all’ennesimo gruppo fascista che si è costituito negli ultimi mesi. Il gruppo in questione si chiama “Forlì ai forlivesi”. Un nome che non deve trarre in inganno: “Forlì ai forlivesi” solo nominalmente si richiama ad un comitato cittadino, aperto e apartitico ma nella realtà è animato da esponenti che si ispirano al nazional-socialismo tedesco (alleghiamo sotto le informazioni sul loro fondatore-portavoce). Nazisti, razzisti e xenofobi! Una sorta di coordinamento a livello territoriale tra Forza Nuova, Casa Pound e il Movimento Idea Sociale, ovvero le forze di destra radicale attive nel forlivese. Una cinquantina di questi soggetti (tra l’altro molti da altre città, altro che forlivesi!) alle ore 20:00 di venerdì 13 si sono dati appuntamento, preannunciandolo sugli organi di informazione e sui social network, all’inizio di via Mazzini, vicino al centro storico, per cercare di raggiungere la piazza centrale ma la forte presenza degli antifascisti, tra cui anche immigrati, ha fatto sì che il corteo dei fasci subisse ritardi e deviazioni di percorso. In piazza i fasci non ci sono mai arrivati, limitandosi a percorrere vie secondarie, scortati passo a passo da un dispiegamento enorme di forze dell’ordine - circa 300 agenti in antisommossa e ben 9 blindati - intonando grugniti contro gli immigrati e in difesa dell’italianità…poi tutti a casa, nuovamente scortati fino al parcheggio anch’esso blindato. Le forze dell’ordine, apparse molto agitate, in un primo tempo hanno cercato di chiudere un gruppo di antifascisti in via Mazzini, bloccandoli da due lati poi, facendoli passare spingendoli fino in piazza. Hanno pensato bene di fermare alcuni di loro, identificandoli e facendo la voce grossa. A tre ragazze un fomentato carabiniere in antisommossa ha fatto sapere che “sarebbe bello se ci fosse ancora uno come il Duce, così a voi vi sparerebbe in testa!”. Tutto ciò per permettere a 45 nazisti di vomitare per due ore il loro odio nei confronti dei migranti! Da un po’ di tempo a Forlì queste provocazioni sono palesemente appoggiate dalla questura, che oltre a garantire agibilità pubblica a queste merdacce, quest’estate ha emesso nuovamente alcuni fogli di via per 4 antifasciste/i che si erano opposte/i nell’inverno scorso a due manifestazioni di Forza Nuova e Casa Pound. I fascisti possono approfittare anche dell’appoggio di banche (l’ultima uscita di Casa Pound era stata la presentazione di Sovranità proprio nella saletta della Banca di Forlì di via Bruni 2 e lo stesso portavoce di “Forlì ai forlivesi” ha a che fare coi banchieri) e partiti istituzionali come i razzisti della Lega Nord, sdoganatori ufficiali degli squadristi del terzo millennio, che a Forlì possono anche vantare la loro sede romagnola (il “Barbanera” di via Donizzetti, aperta da Casa Pound Forlì nel maggio 2014). Questa convergenza di interessi tra neofascisti- partiti populisti della destra liberista-forze dell’ordine-potentati economici sta cercando di esprimersi attraverso una nuova campagna comune anti-immigrati, di cui la nascita di comitati come “Forlì ai folivesi”. Risulta infatti che altri comitati come questo siano nati o stiano nascendo anche in altre città (“Bologna ai bolognesi”; “Verona ai veronesi”, etc…). La strategia peraltro sembra cercare di ripetere a livello nazionale l’esperienza di due anni fa del “coordinamento 9 dicembre” (ovvero il movimento dei cosiddetti “forconi”) riunendo le forze di estrema destra e alcune categorie della classe media e del lavoro autonomo ma attorno a poche (ma chiare) parole d’ordine: no agli immigrati, prima gli italiani, rilancio dell’economia locale tartassata da tasse e competizione globale. Non stupirebbe se nei prossimi mesi si assistesse a manifestazioni sbandierate come “spontanee” ma invece pilotate ad arte da questi gruppi, nel cercare di creare un “caso” mediatico a livello nazionale come appunto accaduto per i “forconi” due anni fa o ancora per il movimento anti-immigrazione tedesco “Pegida”. Tenendo pure in conto che il clima generale di caccia alle streghe contro gli immigrati, amplificato dai recenti fatti francesi, può essere un facile vettore di propagazione, come abbiamo potuto vedere lo scorso anno in occasione delle violente mobilitazioni dei fascisti a Roma, a Treviso e in altre città contro rifugiati e richiedenti asilo, che sono forse da considerare come una prova generale. Monitorare le attività di questi gruppi e cercare di individuarne preventivamente le mosse può essere un utile passatempo. In ogni caso, combattere sempre i fascisti ovunque si trovino!
voliamoliberi@inventati
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Perso a Salerno un altro spazio sociale!
Il tasso di civiltà di una città o di una comunità è misurabile dal livello di emancipazione culturale, di relazione, dal livello di qualità della vita, dall’equità sociale, dalla libera fruizione dei servizi pubblici: sport, sanità, trasporti, assistenza sociale, studio, etc… Sono questi i fattori e le condizioni che dovrebbero innalzare, valorizzare e consolidare il senso di appartenenza ad una comunità di cittadini. La differenza tra una comunità civile ed una narcotizzata, amorfa ed effimera, è dato dal dinamismo culturale e dalla circolazione del pensiero critico. Un pensiero necessariamente sganciato dalle logiche commerciali e finalizzate all’estetismo ipocrita la cui unica finalità è l’apparire ovvero la città vetrina. Non più una città a misura d’uomo emancipata, bensì a misura di commercianti anche se il commercio a Salerno è fallito e l’artigianato inesistente, quindi in grado di esprimere solo Notti Bianche, Luci D’Artista e San Matteo a cui sono legate le speranze temporanee delle attività commerciali r/esistenti in città. Nella becera concezione a misura di pseudo/commercio non stona “Il tempio” dell’asetticità culturale ed effimera di Salerno che è rappresentato dal Teatro Verdi a cui vengono destinati ogni anno 3 milioni di Euro di denaro pubblico. Che il Verdi, nonostante l’ingente quantità di denaro pubblico, sia da stimolo o espressione di una dinamicità artistica, culturale e/o quant’altro, nessuno in questi decenni se ne è accorto e la dimostrazione di ciò sta nel numero impressionante di emigranti del mondo artistico (musicisti ballerini) culturale ed intellettuale che ingrossano il flusso di emigranti economici che da Salerno fuggono verso altre città o nazioni. Anche la fuga dei cervelli: artisti, studiosi e lavoratori rientra nel numero dei mille salernitani che ogni anno fuggono da Salerno. Per il Teatro Verdi sono destinati i finanziamenti pubblici, con ingressi gratuiti destinati ai Consiglieri Comunali e “politici” locali, con costi del biglietto accessibili solo per i ricchi e la borghesia salernitana con un tasso culturale rappresentato dalle passerelle impellicciate delle consorti/amanti in trasferta, professionisti, la maggior parte dei quali proveniente da Napoli e da Avellino. Al contrario, per le attività e gli spazi sociali distribuiti nell’intero territorio che, con enormi sacrifici resistono nell’opera dinamica ed emancipativa della comunità salernitana, non esiste nessun sostegno pubblico, nonostante i progetti di alto spessore sociale e culturale. Presentati, se non per quelli organici e funzionali elettoralmente all’attuale “status” politico locale e degni di visite del sindaco con annessi plausi mediatici. Assistere alla perdita di spazi sociali come SPAZIODONNA, nonostante le genetiche e storiche diversità politiche con l’antagonismo di classe ma, che comunque ha rappresentato un punto strategico (in pieno centro della città e quindi facilmente raggiungibile) dove si garantiva e si permetteva gratuitamente lo svolgimento di tantissime e varie iniziative politiche culturali sindacali. SPAZIODONNA storicamente è stato riferimento dei movimenti di lotta per la liberazione e di emancipazione della donna, rifugio e assistenza non solo legale di tante donne fatte oggetto di aggressioni sia fisiche che culturali. SPAZIODONNA ha tutelato tante donne, adulte e adolescenti, costrette ad abortire in un periodo storico dove le ricche borghesi abortivano nelle cliniche svizzere e negli studi privati di ginecologi costosi e le proletarie morivano per emorragie ed infezioni negli sgabuzzini, nei sottoscala dei palazzi in quartieri ghetto. I ferri e gli arnesi utilizzati da donne praticanti gli aborti clandestini, per garantire non solo l’anonimato ma, anche per tutelare l’incolumità fisica delle donne da concezioni maschiliste e moraliste. SPAZIODONNA è stata un’espressione storica dell’impegno sociale, politico e culturale a sinistra che, fa parte di quel DNA che ha garantito quel diritto di libertà e democrazia per le generazioni ora sono messe a dura prova. Questa città ha perso tanti spazi, Salerno è separata dall’Università e la perdita di spazi sociali vuol dire soprattutto perdita di momenti di libertà! Se alla privazione di spazi si aggiunge anche il divieto di affissione manifesti e quindi della promozione di iniziative politiche e culturali (sanzioni amministrative individuali = 416 euro per manifesto A3 fotocopiato) su pressione di qualche negoziante, associazione o forza politica preoccupata è la riprova che stamm’ proprio ‘nguaiàt! Come sono brutti, grigi e insignificanti i muri di Salerno senza i manifesti del
Centro Sociale Jan Assen!
Comunque andiamo avanti
C.S.A. Jan Assen (Ex Asilo Politico) - Associazione Culturale Andrea Proto
www.asilopolitico.org